Durante la mia attività professionale, per varie ragioni mi sono trovato a studiare e confrontarmi con la filosofia orientale, in particolare i Veda.

Nell’ambito del mio percorso ho avuto occasione di conoscere tanti adepti e “maestri” occidentali che predicavano a gran voce, non so sulla base di quali conoscenze, che per raggiungere la pace interiore è necessario spegnere la mente, processo attuabile sedendosi su una stuoia con una postura alquanto scomoda e fare il vuoto mentale.

Sinceramente ci ho provato anche perché sarebbe stata una bella notizia per i miei pazienti, faccio vuoto mentale, mi passano gli attacchi di panico e la depressione.

Purtroppo non è così e mi viene in mente la storia di Ananda, così si faceva chiamare, una mia paziente dedita a questa disciplina e che aveva deciso di intraprendere la professione di terapista shiatsu e di insegnante yoga perché lei sì aveva compreso come amare le persone.

Il motivo del suo incontro con me era l’ennesima e profonda crisi familiare, il marito, di professione ingegnere nucleare, a detta sua era freddo nei suoi confronti e quindi lei cercava calore nella braccia di altri uomini.

Curiosamente già dal primo colloquio raccontò di come lei era in grado di spegnere la mente e dominare i suoi  desideri.

Compresi che aveva una enorme confusione in testa esattamente come tanti adepti della New Age che cercando la pace hanno trovato tutt’altro.

La mente non si può spegnere e dalle emozioni non si può fuggire.

La pace della mente nasce da un buon rapporto con gli oggetti e la realtà che ci circondano, le immagini mentali in qualche modo condizionano profondamente la nostra vita hanno origine del rapporto con l’oggetto primario, la madre.

Nel caso di Ananda il rapporto con la madre era malato: la mamma non le aveva permesso di raggiungere una propria autonomia e il padre non era riuscito ad entrare all’interno di questo rapporto diadico e di conseguenza non aveva potuto offrire alla figlia la possibilità di creare una struttura relazionale con l’oggetto in maniera adeguata.

La conseguenza di tutto questo è che Ananda pensava che le emozioni positive o negative non fossero frutto delle delle sue interiorità, ma fossero parte integrante dell’oggetto con cui si relazionava.

Ecco quindi la spasmodica ricerca di un partner maschile che le offrisse ciò che le mancava.

I Veda e i veri maestri orientali in perfetto accordo con le ultime ricerche scientifiche di neuro psicologia affermano che la mente non può essere spenta, ma che invece può essere addestrata per condurci sui sentieri della serenità.

Inoltre viene detto chiaramente che sono le emozioni a generare le immagini mentali  e solo comprendendo che esse sono una reazione alla realtà possiamo entrare all’interno della nostra personalità e trarne gli aspetti benefici in base alle caratteristiche dell’individuo.

La Nuova Psicologia Relazionale proprio in base a questi studi scientifici e  a questi costrutti filosofici mette in grado l’individuo di comprendere la propria struttura profonda e quindi di armonizzare il comportamento in base a questo andando a generare un equilibrio psico dinamico che mette l’individuo a riparo dai movimenti tellurici che ci offre la vita.