Molto spesso ricevo chiamate da persone che soffrono di attacchi di panico e ricordo in particolare la storia di Antonio che era letteralmente devastato da questa patologia.

Sposato e padre di due figli aveva un lavoro di rappresentanza che lo induceva a continue e lunghe trasferte.

Quando Antonio arrivò da me era disperato e imbottito di ogni genere di medicinale e nonostante ciò non riusciva più a guidare, aveva una paura incresciosa ad attraversare i ponti e inoltrarsi nelle gallerie.

La patologia gli stava procurando notevoli danni economici.

Aveva letto sul mio sito web che io praticavo l’ipnosi e arrivò da me sperando che in una seduta facessi il miracolo e lo restituissi alla vita normale.

Non risolsi tutto magicamente infatti la terapia ha i suoi tempi, egli tornò a svolgere in pieno la sua attività lavorativa dopo quaranta giorni di terapia e trovò un equilibrio stabile dopo circa un anno di lavoro su di lui.

A distanza di sei anni dal percorso terapeutico,Antonio non è stato più preda di attacchi di panico e si è dedicato al jumping e alla speleologia, sport in cui ha coinvolto anche uno dei figli…ma dov’era il problema di Antonio?

Il suo problema era il rapporto con l’oggetto e in particolare con l’oggetto padre e l’oggetto madre che per lui rappresentavano la fonte di sicurezza e di serenità.

Antonio era figlio unico nato da una  coppia di genitori  relativamente anziani che tanto lo avevano desiderato e crebbe letteralmente nella bambagia lasciando che i genitori si prendessero tutta la responsabilità delle sue scelte e gli parassero i colpi della vita.

Egli, novello Siddharta, crebbe ignaro di ciò che la vita gli poteva procurare in termini di traumi, dolori e sofferenze non riuscendo, di conseguenza, a crearsi immagini interiori che gli permettessero di affrontare gli scogli della vita.

La sua visione era che la felicità che lui provava arrivava dai suoi genitori e non riusciva a comprendere che era un’emozione positiva generata dalle sue reazioni alle attenzioni ricevute.

Anche il lavoro glielo aveva trovato il papà facendogli proseguire l’attività di famiglia che consisteva nella vendita di metalli non ferrosi, attività portata avanti dalla sua famiglia da più di un secolo con una posizione dominante sul mercato.

Un brutto giorno i suoi genitori ebbero un incidente d’auto, rischiarono la vita e dovettero stare in ospedale per un lungo periodo.

Il triste episodio tolse ad Antonio tutte le sue sicurezze, si trovò allo sbando, non c’era più nessuna intercapedine tra lui e i problemi della vita.

Si sentì incapace di fare qualsiasi cosa e di prendere una qualsivoglia decisione voleva solo scappare da questa sofferenza, il suo inconscio “lo aiutò” facendolo cadere preda degli attacchi di panico.

La natura degli attacchi era tale che lo obbligavano a stare a casa  impedendogli di fare qualsiasi attività.

La terapia di Antonio si è svolta secondo il classico schema della Nuova Psicologia Relazionale: un primo periodo di trattamento con l’ipnosi per dare gli ancoraggi che consentono di gestire le situazioni di stress e quindi controllare gli attacchi di panico.

Successivamente analisi del suo passato e una prima ricostruzione degli archetipi genitoriali, la liberazione dalle sue paure e dai suoi condizionamenti.

Infine la  presa di consapevolezza che le emozioni sono frutto della relazione con la realtà che molte volte è immodificabile e che sono le emozioni a generare le immagini interiori con cui noi leggiamo la realtà che ci circonda.

Il risultato finale della terapia fu che egli prese consapevolezza del suo reale carattere, delle sue potenzialità, dei suoi bisogni e in particolare su come lui reagiva agli stimoli traumatici portati dalla realtà.

Grazie a questa ritrovata consapevolezza iniziò ad agire in modo differente rendendosi conto di poter affrontare la vita con nuovi modelli comportamentali che gli hanno permesso di superare in modo definitivo le sue paure e le sue insicurezze e dimenticarsi del tutto gli attacchi di panico.