Nell’ambito della mia professione di psicologo, per un lungo periodo mi sono occupato di separazioni e divorzi, un settore che seguo tuttora stando sempre dalla parte dei bambini, vittime innocenti ed inconsapevoli delle battaglie innescate dai loro genitori.
Il caso che vi racconterò riguarda la piccola Alice,(nome di fantasia), che per colpe non sue ha perso il rapporto con il suo adorato papà…ma andiamo con ordine.
I genitori di Alice, Paolo e Sara, si conoscono ad una festa di compleanno di una comune amica, entrambi reduci da storie sentimentali finite in maniera non esattamente pacifica, ed anche per questo sono entrambi sofferenti.
Alla festa iniziano a raccontarsi e a condividere i loro dolori.
Sara è una giovane donna in carriera che dice di sognare una famiglia con figli, Paolo figlio di famiglia nobile è disperatamente alla ricerca di na donna che lo sappia amare.
Dopo tre settimane dal primo incontro iniziano a convivere e dopo dieci mesi nasce Alice,l a loro bimba.
Io conobbi Sara quando Alice aveva sette anni, e a me venne inviata da un avvocato amico, che spesso e volentieri chiede il mio aiuto per risolvere questioni spinose, cercando di evitare i problemi delle separazioni giudiziali.
Sara mi racconta la sua storia tra le lacrime, mi spiega di essere stata sedotta e abbandonata da Paolo, uomo ricco e di pochi scrupoli, dedito più all’equitazione che al bene della famiglia e lei aveva dovuto lasciare la sua bellissima carriera e tornare dalla madre per farsi aiutare a crescere sua figlia, aggiungendo che la piccola non voleva vedere più il suo papà perché era cattivo.
Col permesso di Sara, contattai Paolo per cercare di comprendere il meglio possibile come si fosse generata questa situazione e perché lui stando ai racconti della ormai ex moglie volesse obbligare la figlia a stare con lui nonostante che Alice non volesse.
Sempre a detta di Sara pare che Paolo avesse usato metodo coercitivi per obbligare Alice a stare con lui.
Quando conobbi Paolo e riuscii ad approfondire i suoi tratti di personalità compresi che mi trovavo davanti ad uomo di carattere debole, ucciso da un padre troppo forte.
Paolo mi disse, che Alice gli mancava molto e che avrebbe voluto anche iniziarla all’arte dell’equitazione e che avrebbe voluto dare a lei il più bello dei futuri.
Paolo raccontò che inspiegabilmente quando Alice era intorno ai sette otto mesi, Sara aveva deciso in modo autonomo di non volere più andare a lavorare e che voleva tornare accanto a sua madre per poter crescere la loro figlia nel modo secondo lei corretto.
Sara accusava Paolo di essere persona brutale e manesca,(non esisteva la minima prova o denuncia di questo carattere violento).
Tralascio la triste storia delle richieste economiche ed affini anche perché Paolo non sembrava non voler dare il giusto mantenimento alla figlia, anzi aveva acquistato un appartamento nello stesso paese di Sara per poter stare con la figlia nel periodo di sua competenza in modo che Alice non dovesse sopportare lunghi spostamenti per stare col papà.
A questo punto feci valutare la bambina da un mio collega specializzato in psicologia infantile.
nell’ambito della valutazione egli fece anche delle interazioni di gioco, madre figlia e padre figlia, e quando Alice fu rassicurata che tutto quello che avveniva all’interno della stanza in assenza della mamma non sarebbe stato pubblico si lasciò andare ad una interazione molto ricca col papà, contrariamente a quanto asserito dalla mamma.
Fu proprio in questo frangente che decisi di approfondire la storia famigliare di Sara ed emerse la figura di una madre dura e dispotica che la considerava una sua appendice naturale e un padre assolutamente inesistente che aveva rinunciato ad ogni ambizione di carriera pur di assecondare la propria moglie.
Sara aveva passato tutta la sua vita in adorazione della mamma seguendone consigli e direttive e conseguentemente non strutturandosi un minimo di autonomia personale; quando divenne madre si ritrovò completamente dispersa, non sapeva come gestire la figlia e non poteva neppure appoggiarsi al marito, perché l’immagine di maschio che lei possedeva era quella di un uomo inetto ed incapace e per questo motivo lei ritornò da sua madre, per fare in modo che Alice ricevesse una “sana educazione”.
La bimba separata in maniera brutale dal padre si trovò a vivere in un ambiente matriarcale che coltivava l’odio e il disprezzo verso gli uomini; lei comprendeva benissimo che sua madre non l’avrebbe mai lasciata andare col padre e che il suo benessere dipendeva dai voleri e dalle decisioni di mamma e nonna, fu cosi che risolse il conflitto di lealtà, fingendo di odiare il padre pur di assecondare la madre.
QUESTO E’ DESTINO? No è semplicemente una patologia che si trasmette di generazione in generazione fino a quando non ci sarà l’occasione per interromperla…