Alcune persone fanno della seduzione la loro principale ragione di vita: non riescono a concepire loro stessi senza la propria conquista quotidiana.
Il “Don Giovanni” di Mozart, mirabile autobiografia dello stesso autore, è l’esempio più calzante di questo tipo di personaggi.
Un lato poco conosciuto del grande compositore è proprio quello di essere stato un grande infedele e un altrettanto grande seduttore.
Ma perché Mozart è diventato così?
Proviamo a ripercorrere la sua storia.
Ci viene presentato come un bambino prodigio che già all’età di sei anni allietava e stupiva i Vescovi, Principi di Salisburgo.
In effetti, più che un bambino prodigio era un perfetto automa programmato dal padre che aveva visto in lui la realizzazione del proprio sogno di essere un grande musicista. Per raggiungere questo obiettivo aveva sottoposto il figlio a un percorso durissimo, tanto che possiamo immaginare il bambino prodigio come una sorta di piccolo marine della musica; cosa questa che ha impedito l’instaurarsi un rapporto affettivo equilibrato tra il piccolo Wolfgang ed il suo nucleo famigliare.
Avendo imparato che per avere l’attenzione del prossimo (in psicologia dell’Oggetto) doveva accattivarselo, conquistarlo (in parole povere: sedurlo), questo divenne il suo modus vivendi, l’unica sua ragione di vita: sedurre per sentirsi vivo e apprezzato.
Tutta la sua vita fu improntata a questo modello di rapporto con le donne, in un contesto che concepiva il denaro come strumento di seduzione e conquista.
Esattamente come accade a “Don Giovanni”, il suo personaggio, questa sorta di droga comportamentale gli ha sempre impedito una vita sana ed equilibrata.
L’unica cosa effettivamente buona che ha fatto il padre di Mozart è stata quella di aver favorito lo svilupparsi di un talento naturale che faceva parte del temperamento del piccolo Wolfgang.
Resta da chiedersi se per la musica, per quanto meravigliosa, valesse la pena rovinare una vita, generare tanto dolore e sofferenza a lui stesso e a chi gli stava accanto, in particolare moglie e figlio.
Fin da piccolo Wolfgang aveva imparato a costruire una parte di sè che non corrispondeva al suo reale temperamento, ma che, pur di avere quella parte di affetto e attenzioni di cui ogni essere umano necessita, aveva imparato a dimensionare sui bisogni altrui.
Probabilmente solo nel momento della composizione riusciva ad essere veramente se stesso. Per il resto, se guardiamo alla sua vita la vediamo colma di vuoti e scarsa di serenità; una vita travagliata in cui, pur di stordirsi e non pensare al proprio deserto interiore, anche l’alcol la faceva da padrone.
Tutti i grandi e piccoli seduttori come Mozart hanno un falso sé.
Si aggirano nel mondo come vampiri affettivi, pronti a succhiare il sangue dell’amore alle loro ignare vittime: dopo averle sfruttate ed essersi cibati delle loro attenzioni le gettano via come roba vecchia, in una sorta di nemesi vendicativa contro i propri genitori, rei delle loro sofferenze.
Come ben sappiamo, mamma e papà sono Dio e non possiamo ucciderli o maltrattarli; perciò il seduttore si accanisce sui loro simulacri (le sue conquiste), proprio come Don Giovanni (che non uccide suo padre, ma il padre di una sua conquista per poi non pentirsi e irriderla come avrebbe voluto fare nei confronti dei suoi genitori che lo avevano costretto a una vita così infelice),
Il seduttore è anche un vile: non essendo per nulla in grado di assumersi responsabilità, vive addossando sempre agli altri le sue mancanze e i suoi errori.
Purtroppo il mondo odierno è pieno di piccoli e grandi seduttori che, a guisa di untori sentimentali, diffondono il loro virus della rabbia nel mondo uccidendo, affettivamente, le loro vittime.