Il doppio più famoso

Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde (Strange Case of Dr Jekyll and Mr Hyde, 1886) è un racconto gotico dello scrittore scozzese Robert Louis Stevenson. Un avvocato londinese, Gabriel John Utterson, investiga i singolari episodi tra il suo vecchio amico, il dottor Jekyll, e il malvagio signor Hyde. L’impatto della storia è stato universale, facendo entrare la definizione Jekyll e Hyde nel linguaggio comune a significare una persona con due distinte personalità, una buona e l’altra malvagia; o la natura normalmente buona ma talvolta totalmente imprevedibile di un individuo; in senso psicologico, è diventata la metafora dell’ambivalenza del comportamento umano, e anche del dilemma di una mente scissa tra l’Io e le sue pulsioni irrazionali.

Come il coevo Oscar Wilde, anche Stevenson appare, in quest’opera, affascinato dall’analisi del male e delle ambiguità dell’animo umano. Nel racconto, che colpisce innanzitutto per la trama avvincente e per un genere misto fra giallo, noir, thriller d’azione e racconto del mistero e del terrore, viene evidenziato in maniera molto significativa quel naturale “sdoppiamento” che caratterizza ed è presente in ogni essere umano e che si configura come una rottura dell’integrità della persona, come la scissione del Bene dal Male e, in definitiva, come lo “sdoppiamento” della stessa coscienza umana. Jekyll infatti così si confessa:

(Fonte Wikipedia)

Chi è il doppio?

Stevenson esamina il doppio dal punto di vista della parte malvagia e buona facendo una descrizione manichea della personalità umana, in effetti tutti abbiamo un doppio che non è necessariamente malvagio ma semplicemente è quella parte di noi che in qualche modo DOBBIAMO tenere nascosta.

Potremmo affermare che il nostro doppio altro non è che quella parte di noi che riteniamo fragile o inadeguata al contesto in cui siamo stati educati e cresciuti e che rinneghiamo pur di sentirci amati e accettati.

Il nostro doppio è il serbatoio del nostro mondo emozionale e istintivo ed è anche il nostro vero Sè.

Il rinnegare questa parte di noi può essere la base delle nostre nevrosi e in particolare di depressioni e ansie.

Il doppio e la nevrosi

Tante troppe volte nell’ambito della mia professione ho incontrato nevrosi apparentemente irrisolvibili frutto di questa lotta interiore.

Mi sovviene il caso di Danila figlia di due genitori completamente all’opposto, un padre estremamente liberale che spingeva la figlia a sperimentare la vita e una madre che non ha mai staccato il cordone ombelicale considerando la figlia un prolungamento di se stessa.

Il padre di Danila era spesso via per lavoro lasciando purtroppo spazio alle scorrerie nevrotiche della madre che fecero un notevole danno.
Danila aveva ereditato le tendenze caratteriali del padre in netto contrasto con quelle della madre.

Nel volgere degli anni il matrimonio arrivò alla fine naturale con un divorzio abbastanza sofferto e con una madre che non aveva perso occasione di coinvolgere la figlia in tutte le conflittualità tra lei e il marito.
Danila così coinvolta nel conflitto scelse la madre rinnegando il padre e così facendo rinnegando anche la propria parte profonda.

Il risultato fu che questa scissione interiore così dolorosa la portò ad affrontare una bruttissima depressione che mise a repentaglio la sua carriera lavorativa.

Altro caso di nevrosi data dalla dicotomia con il proprio doppio è quello di Loretta brillante professionista che per devozione alla madre era arrivata all’età matura senza avere un affetto stabile.

La madre di Loretta era una persona rigida e ipercontrollante che anteponeva i suoi bisogni al di sopra di qualsiasi necessità della figlia.

Loretta si innamorò di un uomo poco più anziano di lei con cui stabilì una felice relazione che l’avrebbe portata nel breve a costituire in proprio nucleo familiare abbandonando la madre.

A questo punto la madre iniziò a mettere in atto una serie di pressioni affettive e ricattatorie che riportarono Loretta all’ovile, anche in questo caso la personalità frutto dei copioni di vita imposti dalla madre ebbe la meglio sulle vere tendenze caratteriali della figlia.

Anche nel caso di Loretta il padre era stato spesso assente per lavoro legando in toto le incombenze educative alla moglie.

Una riflessione sul doppio

Questi due casi inducono ad una riflessione.

Anni fa seguii un seminario sul linguaggio della malattia dove fu dato un forte risalto all’analisi della malattie auto immuni, in particolare del lupus erimatoso.

In quell’ambito scaturì come il lupus fosse indotto da un forte conflitto tra i genitori che induceva il figlio a sviluppare una sorta di rifiuto verso il proprio DNA originale.

Noi siamo un doppio già nel momento del concepimento, DNA maschile e femminile si uniscono per dare origine a nuova vita, è il balletto cosmico dello Yin e dello Yang la contrapposizione di due tendenze opposte, ma complementari.

Jung parlò di Animus e Anima presenti nell’Io di ogni individuo.

L’Unità per superare le nevrosi

L’equilibrio nasce dall’accettazione di questi due opposti che devono arrivare a comporre un’Unità, scopo del processo educativo è quello di far esprimere le vere tendenze caratteriali di ogni individuo per portarlo a realizzare questa Unità.

C’era una bellissima preghiera che recitava “ Natura e Spirito danzano insieme”, noi siamo anima e corpo che sono strettamente interconnessi.
Le emozioni generano delle reazioni in base al nostro corredo genetico e alla nostra sensibilità sensoriale, stimoli emozionali ripetuti modificano in modo profondo i nostri neuro trasmettitori che a loro volta inducono stati d’animo che possono portare all’equilibrio o alla sofferenza.

Per questo è estremamente importante accettare il nostro doppio al fine di realizzare la nostra Unità e il nostro successo nella vita.

Questa Unità si realizza quando esiste una perfetta coerenza tra pensiero, parole e azioni.

La ricerca e l’applicazione pratica di questo atteggiamento permette alla nostra vera natura di emrgere facebdoci superare le nostre difficoltà