Oggi ho avuto la riprova del fatto che il corpo è l’autovettura e noi il pilota.
Provo a spiegarmi.
Sono convinto che il carattere dipende molto dal nostro DNA, dal livello dei neuro peptidi e da come il nostro sistema nervoso centrale si comporta, come disse un grande neuro fisiologo “noi siamo il nostro cervello”.
Parafrasando mi verrebbe da dire che “il nostro carattere è il nostro cervello”, gli antichi parlavano di costituzione e forse non avevano del tutto torto.
Ovviamente la realtà è molto più complessa di dire costituzione flemmatica piuttosto che biliosa ma il concetto è questo.
Il corpo, il carattere sono i veicoli che ci fanno transitare nella realtà, interagendo con essa e provocando delle reazioni che possiamo definire sentimenti ed emozioni che emergono in base al nostro carattere.
Ora non ci sono bei caratteri o brutti caratteri ognuno ha: i suoi aspetti positivi e negativi, bisogni e desideri che gli orientali chiamano mente.
Gli impulsi caratteriali determinano il nostro destino.
Il carattere determina anche le capacità innate e le vocazioni che possono essere più o meno sviluppate.
Ma ritorniamo a oggi.
Mi si presenta un paziente stracarico di sintomatologie psicosomatiche con un carattere decisamente irruente e iroso, il suo stato di salute era peggiorato da quando ha lasciato il lavoro e la moglie è stata operata.
Faceva un lavoro che gli permetteva di essere libero di determinarsi orari e carichi, bastava raggiungere gli obiettivi.
La moglie lavorava e curava la casa, docile e di buon comando.
Ai primi seri intoppi della vita è saltato, da quando ha dovuto fare i conti con degli avvenimenti dove non poteva incidere.
A tutto questo aggiungiamo una regressione alla fase anale evidentissima, in parole povere un quadro clinico molto interessante.
Ebbene se i suoi genitori o educatori avessero riconosciuto questa sua forza interiore che addirittura sfogava in irruenza avrebbero potuto aiutarlo a trovare il giusto equilibrio per affrontare in modo positivo la vita e non crollare alle prime vere difficoltà.
Il carattere non si può cambiare è scolpito nella pietra del DNA ma si può fare in modo di indirizzarlo in senso positivo.
Come fare questo? Educando cioè tirando fuori le positività in base alle potenzialità del singolo e questo deve essere fatto in primis dai genitori, poi vengono gli insegnanti che devono essere educatori e non addestratori.
Lo psicoterapeuta e il coach devono essere educatori e non addestratori creando così dei veri vincenti.
Per essere educatori è necessario fare un percorso di educazione, individuare le proprie tendenze caratteriali e unirle alle giuste tecniche di valutazione della personalità.
Così facendo si potrà educare gli altri, quindi non un processo dall’alto al basso ma un processo di stimolo e consapevolezza, ove educatore ed educato interagiscono sullo stesso piano con strumenti comuni.
Infatti, la mappa del cambiamento è insita in ognuno di noi ed è individualizzata.
L’educatore ti insegna a leggere la tua mappa, l’addestratore te ne da una standard che va bene fino a un certo punto.