Prendere la vita nelle proprie mani, Arnaldo e la conquista di se stesso.
Arnaldo è arrivato da me circa 5 mesi fa, un tempo relativamente breve per una psicoterapia basata su tecniche psicoanalitiche.
Con mia gioia in questo breve periodo ha raggiunto degli ottimi risultati grazie a un mix di componenti che sono: la sua motivazione, la nuova psicologia relazionale, l’ipnosi e il self awareness.
Ma andiamo con ordine.
Arnaldo è arrivato da me lamentando sintomi depressivi uniti a sporadici attacchi di panico, ma soprattutto dimostrando un forte disagio fatto di confusione e incertezza nelle scelte di vita.
Lui imputava tutto il suo disagio a una relazione extra coniugale dolorosa e conflittuale.
Lo ascoltai con molta attenzione e raccolsi il suo bisogno di serenità, gli spiegai il mio modus operandi.
Egli accettò il contratto terapeutico dicendo “ Mi aiuti non ce la faccio più” risposi “Sarà lei ad aiutare se stesso, e anche se in questo momento le sembra di non avere risorse le assicuro che in lei esiste un serbatoio nascosto dove potremo attingere ciò che è necessario”
Iniziai il percorso terapeutico applicando tecniche di ipnosi vigile unite a sogni guidati, oltre ai sogni feci anche un lavoro sul corpo facendogli prendere consapevolezza di come il suo corpo reagisse allo stress provocato dalla situazione emozionale.
Dopo 5 incontri mi arrivò in studio decisamente sollevato e sorridente, mi raccontò che aveva ricominciato a camminare nel parco (camminata veloce) e che sentiva il suo corpo più disteso, mi disse che gli esercizi fatti in studio gli avevano fatto prendere consapevolezza, per la prima volta nella vita, delle sue reazioni corporee.
“Finalmente mi sento di avere un corpo che posso se non controllare sicuramente gestire e quindi avere maggior distensione. Sa questo aspetto mi rende anche più lucido a livello cerebrale. Ho meno ansia”
Approfittai subito di questa reazione e applicai nelle due sedute successive le tecniche base del self-awareness che consistono nel far prendere coscienza al paziente che le emozioni che proviamo sono frutto della nostra reazione verso la realtà e dagli input che essa ci passa.
Gli feci prendere coscienza dei suoi copioni di vita, cioè dei comportamenti stereotipati cha agiva in base agli input educativi avuti dai genitori.
Arnaldo si applicò molto su questi concetti e nelle sedute successive, in situazione di ipnosi, non fece molta fatica a comprendere l’origine dei suoi mali.
Mi raccontò che da piccolo, a causa di un padre padrone, viveva una continua situazione di incertezza e confusione.
In analisi transazionale un padre così viene definito un genitore critico, cioè che usa le regole per punire e non per educare.
Ma grazie al self-awareness mentre parlava prendeva consapevolezza delle sue reazioni, dei suoi sentimenti e delle sue emozioni e iniziava a comprendere che la sua vita non doveva dipendere dagli umori altrui ma dalle sue reali motivazioni e bisogni.
Comprese cosa significa essere adulto e non bambino, da bambino sei nelle mani dei tuoi genitori ma adulto la vita è nelle tue man e se anche hai avuto figure genitoriali negative nel momento in cui prendi coscienza di questi meccanismi ce la puoi fare.
Quindi arrivò a comprendere le sue vere motivazioni innate, che sono generate dalla struttura profonda del cervello e vengono sporcate dalle reazioni verso gli atteggiamenti delle figure parentali.
In fondo con Arnaldo,a mo di novello Socrate utilizzando la maieutica del self-awareness , gli ho fatto prendere consapevolezza del suo vero io.
Mi disse che voleva imparare ad affrontare le emozioni, che si sentiva attirato dagli stati di caos (quelli che creava il padre per comandare)
Aggiunse che da piccolo gli dava molto fastidio essere toccato dalla mamma che lui vive come anaffettiva, d’altronde lei non lo aveva difeso dalle incursioni paterne.
Si sente di dover dipendere sempre da qualcuno e che aveva bisogno di attaccarsi al caos, questi sono gli effetti del comportamento paterno.
Il padre aveva sempre l’ultima parola, e lui non sapeva come muoversi e quindi si sentiva costantemente inadeguato e quindi non partecipava alla vita familiare.
Si rese conto che non voleva uscire dal caos perché gli sarebbero mancate le fantasie di fuga dalla realtà, droga a cui si era abituato perché era il paradiso artificiale in cui si rifugiava in tenera età.
Dopo questa presa di consapevolezza tagliò i rapporti con l’amante traendone sensazioni sentendosi in pace quasi come avesse fatto l’esame di maturità.
Era finalmente libero di fare e aveva scoperto la differenza tra caos e ordine, e lui interiormente aveva un carattere che apprezzava l’ordine e la chiarezza in contrasto con il caos paterno.
Ha compreso di stare uscendo dal tunnel della sofferenza quando trovandosi in una situazione di disagio è riuscita a gestirla senza il bisogno di un aiuto esterno.
Inoltre in quel frangente l’amante si era di nuovo fatta viva e lui si era negato.
Prafrasando I CHING e Carl Gustav Jung ha gestito molto bene la sincronicità.
Infine aveva compreso di aver bisogno di quotidianità, assaporare il presente, vivere il qui e ora rifiutando il caos, la guerra, che non erano parte della sua vera interiore.
In conclusione possiamo affermare che nel momento in cui assaporiamo la nostra vera natura interiore prendiamo totalmente la vita nelle nostre mani.