Chemioterapia dell’Anima
Come sconfiggere la depressione e il disagio interiore

La chemioterapia (dall’inglese chemo-, tratto da chemical, “chimico” e dal greco θεραπεία, therapèia, “terapia”) è la branca della farmacologia che sviluppa a fini terapeutici dei farmaci con capacità di distruzione quanto più mirata e selettiva possibile di manifestazioni biologiche patologiche.
Il termine “chemioterapia” è stato coniato all’inizio del XX secolo per descrivere l’uso di sostanze sintetiche allo scopo di distruggere gli agenti eziologici delle malattie infettive.
In parole povere la chemioterapia è una terapia mirata a colpire un bersaglio ben definito in modo da poter portare il massimo del beneficio al paziente.
La depressione, il disagio interiore, l’ansia o più semplicemente il mal de vivre sono assimilabili a delle forme tumorali che invece di colpire il corpo fisico colpiscono l’Anima.
Esse sono devastanti esattamente come un tumore fisico e possono avere conseguenze molto dannose arrivando ad essere invalidanti.
Iniziano piano piano con disturbi appena accennati per poi diffondersi come metastasi all’interno dell’anima.
È necessario intervenire in fretta quando si manifestano e con le giuste terapie, molti di questi disagi sono causati dal rimosso che risvegliato a causa di un trauma, anche di leggera entità, inizia il suo lavoro disturbante.
In psicoanalisi, la rimozione è un meccanismo psichico inconscio che allontana dalla consapevolezza del soggetto (Vaillant G.E., 1992), nel senso quasi fisico del termine, quei desideri, pensieri o residui mnestici considerati inaccettabili e intollerabili dall’Io, e la cui presenza provocherebbe ansia ed angoscia.
La rimozione, intesa come meccanismo cardine di difesa cui consequenzialmente ne derivano tutti gli altri, va considerata come modalità universale dello psichismo con finalità propriamente difensiva.
Quindi uno degli scopi della psicoterapia è quello di individuare il o i rimossi e permettere al paziente di operare una rielaborazione di questi contenuti psichici mettendolo in grado di utilizzare le sue risorse interiori in modo economicamente proficuo per il suo benessere.
L’ipnosi è un ottimo strumento per operare in questa direzione in quanto è sufficientemente veloce e nel contempo mirata al problema esattamente come la chemioterapia.
Compito dello psicoterapeuta è innanzitutto instaurare un rapporto di profonda fiducia con il paziente in modo che esso gli dia permesso di aiutarlo a entrare in contatto con i suoi nuclei di sofferenza.
L’ipnosi non è uno strumento passivo, lo psicoterapeuta non lavora come un chirurgo su un paziente inerte, il paziente in ipnosi è un soggetto attivo deve partecipare in modo cosciente alla scoperta del suo sé più profondo.
L’ipnosi è soggetta a delle limitazioni:
- Il paziente non deve avere meno di 14 anni
- Non deve fare o aver fatto uso di sostanze psicotrope
- Deve essere molto motivato alla risoluzione del suo problema.
Nell’ipnosi valgono il concetto di resistenza e di ritorno economico del disturbo esattamente come nella più tradizionale delle psicoanalisi.
Mi sovviene alla memoria il caso di una paziente che voleva la rimozione delle sue ansie, in particolare la paura del dentista, senza minimamente partecipare aspettando che fosse il terapeuta a intervenire in modo asettico sul problema.
Lei sosteneva che sapeva tutto del suo passato e quindi non era necessario andare a scavare in esso per trovare la causa del suo disagio, queste affermazioni sono indice di forti resistenze.
Ovviamente non ne se fece nulla.
Mi ricordo invece di un paziente che aveva il dubbio di aver sofferto di un’amnesia, lui al contrario era molto collaborativo.
Dopo un primo percorso in cui prese familiarità con il metodo lo condussi indietro nel tempo, si fermò a circa 10 anni e lì si ricordò…aveva subito un abuso…
Dopo questa seduta il suo stato di salute psicologica migliorò notevolmente permettendogli di condurre una vita assolutamente normale.